Omnia Vincit Amor

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  1. Ahominhiccy
     
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    Omnia Vincit Amor

    Partner: Elsa Maria
    Genere: Antica Roma!AU
    Fandom: Kuroko no Basket
    Characters: Taisuke Otsubo, Kiyoshi Miyaji
    Rating: R18
    Avvertimenti: yaoi, violenza, guerra

    Legenda: Kiyosji Miyaji








    kiyomiya100x100
    ITALICA, 97 d.C.
    Il cielo di Spagna era terso, limpido, mentre il sole brillante e caldo di metà giugno faceva sudare le fronti dei braccianti impiegati nei campi di cereali della famiglia Miyaji. Da poco più di un anno l'imperatore Nerva aveva adottato in Senato il comandante Traiano, designandolo come suo successore. Il caso vuole che proprio la famiglia prima citata fosse legata da un rapporto di parentela con quest'ultimo, tanto stretto da dividere con lui il pane quelle poche volte che passava un po' di tempo nella sua città natia. Di certo in lui si riponevano grandi speranze per il futuro dell'Impero e, naturalmente, da parte dei Miyaji non poteva che esserci una sincera gioia: non tutti potevano di certo vantare di avere come commensale un vero e proprio princeps.

    Per questi e altri motivi essi godevano di ogni rispettabilità e la villa di campagna dove vivevano era una delle più grandi di tutta la Provincia, la ricchezza dei luoghi era comparabile solo alla bellezza dei boschi che la circondavano, dove la migliore selvaggina si nascondeva e, oltre i quali, si estendevano ettari ed ettari di campi e terreni di proprietà.

    Questo fortunato casato era stato benedetto dalla nascita di tre bambini, per il volere degli dei: il primogenito Lucio, la secondogenita Silvia e il terzogenito Kiyoshi. Il più piccolo era, a dire il vero, frutto di una relazione adultera del dominus con una schiava asiatica che, però, era morta a causa di un'infezione ai polmoni; tutto questo non impedì al padrone di crescere il ragazzo come un figlio legittimo, senza darsi pena dell'astio che sua moglie provava nei confronti del piccolo. Il ragazzo crebbe ignaro della sua origine, dato che dopo una lunga litigata Aemilio - il pater familias - aveva proibito alla moglie Giulia di anche solo accennare a quegli aneddoti.

    Appunto nel 97 d.C., anno di un'estate particolarmente favorevole per il raccolto, Kiyoshi venne introdotto al mestiere di famiglia dietro guida del padre. Ma a lui non interessavano molto le varie tecniche di raccolto o dell'amministrazione dei commerci, neanche i numeri di tributi che si doveva al Fiscus per ogni ettaro coltivato ... bensì preferiva studiare il comportamento degli animali chiusi nei recinti, il perchè dell'ebollizione dell'acqua, i misteri che si celavano dietro l'uso delle parole... Aemilio lo intuì e decise di assumere come precettore un liberto greco, anche se tutto ciò andava contro gli schemi di pensiero dell'epoca, ma l'intelligenza di quel bambino era sorprendente.

    Capitava spesso, ad esempio, che quando Adriano - un lontano cugino - decideva di trascorrere del tempo in compagnia del padre di Kiyoshi, il bambino gli si avvicinasse chiedendogli spiegazioni su molti degli avvenimenti che lo circondavano dato che sapeva che il giovane uomo sarebbe stato l'unico a dargli delle risposte dirette dato che il padre aveva una cultura contadina e frugale e non si badava molto al pensiero filosofico, non in quella casa almeno. Adriano spesso ascoltava le considerazioni del pargolo con interesse concludendo la visita con commenti di apprezzamento circa l'arguzia del piccolo.

    Aemilio a questo punto non sapeva se dover essere orgoglioso o meno di quel comportamento ma, in fondo, ad ereditare le sue ricchezze non sarebbe stato Kiyoshi e Lucius faceva bene il suo lavoro da primogenito quindi lasciò il bambino libero di fare quello che voleva, nei limiti del possibile.

    In uno di questi giorni di afoso giugno, quindi, Kiyoshi fece il primo incontro con gli altri bambini delle ville vicine. Fu un puro, assurdo, caso. Quei piccoli ragazzi di buona famiglia erano usciti per un'escursione in campagna, una bravata come tante, e si erano spinti fino al cancello dei poderi della famiglia Miyaji ... lì stava Kiyoshi a giocare con una palla fatta di stracci che si divertiva a far rotolare fino al tronco di un albero a velocità diverse.
    Kiyoshi era un bambino particolarmente bello, aveva lunghi capelli biondi ancora più dorati dalla luce del Sole e occhi del colore dell'oro incorniciati da ciglia lunghe e folte come quelle di una bambina, la sua figura era esile e pallida e le labbra erano rosse come dei lamponi maturi. Perciò non fu un caso che venne scambiato per un'esponente del gentil sesso. Alla sua vista molti dei ragazzi si infatuarono di quell'essere quasi trascendentale, dai tratti esotici eppure familiari a quei luoghi.

    Tra quei fanciulli vi era Taisuke Otsubo, figlio di un cavaliere molto potente nelle Province
    d'Oriente. Era un ragazzo sveglio e Kiyoshi riuscì a stabilire un contatto più profondo con lui... anche se agli inizi di quella amicizia ancora non era stato chiarito quel dubbio primordiale sul sesso di Miyaji e questo creò, poi, degli imbarazzi futuri.


    ITALICA 110 d.C.

    Nel corso di quegli anni Roma era cambiata radicalmente, Traiano salì al trono e il suo governo si rivelò ricco di piacevoli sorprese per chiunque. Egli fu un imperatore molto amato e rispettato e questo si riflettè anche sulla famiglia Miyaji, ormai la "sovrana" di quell'area attorno ad Italica. Le loro ricchezze crescevano così come cresceva Kiyoshi, adesso aveva ben 20 anni ed ormai aveva abbandonato la toga bordata di porpora, diventando un vero e proprio uomo ... quando ormai il suo corpo era formato molti rimasero delusi ( ma non arresi) di fronte all'evidenza del fatto che fosse un maschio, già pensavano di prenderlo in sposa e questo non lo faceva che irritare ulteriormente, dato che aveva sviluppato un bel caratterino.

    Galoppava, adesso, verso casa di Otsubo con una velocità frenetica. Doveva sapere. Adriano era partito con Traiano verso la guerra e... sapeva che Taisuke aveva delle idee simili, già una volta era stato arruolato come cavaliere ma adesso aveva bisogno di una conferma: odiava vederlo sparire come se nulla fosse, odiava la guerra in generale che considerava un inutile spreco di vite umane.

    Una volta giunto nella domus lasciò il suo cavallo Senex allo stalliere ed entrò nel vestibolo, superò l'atrio decorato da ricchi mosaici e stucchi fino a giungere nel peristilio dove attese con impazienza l'amico.

    << Dove diavolo è finito?! Per Ercole! >> sibilò a denti stretti.


    Edited by Ahominhiccy - 22/5/2014, 23:33
     
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  2. Elsa Maria
     
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    otsubo100x100
    Italica 97 d.C.
    Amava il tempo libero; chi non lo amava d'altronde? Sdraiarsi sul prato, proprio al centro del cortile della propria domus, provvista di tutte le comodità. Chiuse gli occhi rivedendone la pianta che il suo tutore gli aveva spiegato parlando dell'architettura popolare passando a quella delle domus, chiedendosi cosa servissero ad un cavaliere certe nozioni, anche se di apparteneva ad un altissimo rango sociale certe conoscenze erano inutili, mancavano di praticità, preferiva di gran lunga le lezioni con il suo retore, che gli insegnava la grammatica e l'arte della retorica, materie che gli avrebbero potuto aprire la strada verso la vita politica, un po' come Cesare, il grande esempio a cui aspirava. Nato nella Suburra, era riuscito a riemergere, portando in alto il nome della sua gens dalle origini antiche, risalenti alla fondazione di Roma, arrivando al massimo vertice del potere; e non era di certo negativo aspirare a lui come modello di vita, anche se il padre sembrava abbastanza contrario, per lui era meglio che la famiglia rimaneva in quel preciso ambito, quindi militare, e fedele alleata dell'imperatore, non nemica, e lui questo discorso non riusciva a capirlo bene, o meglio lo capiva, ma non lo accettava. Era testardo, per cui se aveva scelto con tanta decisione il suo eroe a quello avrebbe mirato.
    "Io sono nel peristylium, abbiamo tre impluvium e un altro peristylium minore, troppi tablina da ricordare e lo stesso vale per i triclinia... Due atria." Pensò schiudendo lievemente gli occhi, venendo nuovamente accecato dal sole che brillava nel cielo limpido; persino coperto dalla sola toga in lino sentiva caldo. In quel momento, mentre la sua mente si distoglieva dai pensieri di guerra, di arte e di qualunque altro pensiero potesse tenerlo sotto pressione (per quello bastava il caldo che gli stava facendo girar la testa) venne chiamato dal servo che lo informò della venuta di alcuni ospiti del padre che avevano portato con sé i loro pargoli, riferendogli poi l'ordine del padre di intrattenerli. Otsubo scattò in piedi annuendo vivacemente per far capire al servo non solo che aveva recepito il messaggio, ma anche che grazie a lui le sue pene potevano essere terminate, anche se non era proprio merito del servo. Presentatosi ai suoi coetanei li invitò a seguirlo promettendogli che avrebbero vissuto un qualcosa di simile ad un'avventura. Per prima cosa era importante perlustrare i luoghi circostanti! E Taisuke li rimproverò quando i compagni non guardavano oltre i limiti segnati dalla staccionata, incitandoli così a perlustrare tutta (e lo sottolineò con un tono fermo ed autoritario) la zona circostante, per poi oltrepassare la staccionata. Ancora oggi il ragazzo non sapeva se rimproverarsi o meno quella mossa che avrebbe scacciato fino al futuro la noia.
    “Ehi, guardate lì quale bellezza.” Esclamò d'un tratto uno di loro indicando un punto indefinito nel campo. Otsubo non capì subito ma quando guardò meglio rimase incantato, privo di ogni parola... Quei bellissimi color biondo di un oro simile al grano, le movenze aggraziate e la pelle che era tanto bianca da risplendere al sole.
    E fu a quella vista pressoché celestiale che nacque una profonda amicizia.

    Italica 110 d.C.

    Finalmente avrebbe servito la patria come doveva un vero cavaliere degno di nota! Fino a quel momento solo la sua famiglia l'aveva fatto risaltare fra tanti, ma in quel momento avrebbe dimostrato le sue doti. In quegli anni che erano passati molte cose mutarono, anche il suo desiderio di un'ascesa politica, ma che continuava comunque a giacere nel suo cuore, con la costante presenza del suo modello di riferimento; ha volte si dispiaceva d'essere nato in quell'epoca. Quella mattina stessa aveva mandato la conferma di voler prendere parte alla guerra, tutta l'attrezzatura era pronta, lui lo era... Ma non aveva profanato parola di questo con il suo amico più fidato: Miyaji, il quale era contrario alla guerra. Per quanto fossero amici avevano idee ed ideali estremamente opposti, lui era più un pacifista, che voleva risolvere tutto con le parole, ma queste non fermavano di certo a fermare un orda di barbari che minacciavano la pace dell'Impero! Aveva mandato solo quella mattina un messaggero ad avvisarlo, ed attendeva impaziente una sua visita, più che certo che sarebbe giunta!
    “Non c'è bisogno di tanta agitazione.” Disse con un tono piuttosto calmo raggiungendo l'amico ancor prima che un servi potesse riceverlo per poi avvertire lui del suo arrivo; con tutto lo scompiglio che aveva portato, poi, come poteva pretendere la reazione di un qualunque servitore che non erano abituati affatto a lui.

    Edited by Mækië¢han~ - 23/5/2014, 00:52
     
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  3. Ahominhiccy
     
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    Aveva passato qualche minuto sotto la Luna, circondato dal verde delle piante e dei fiori di quel giardino interno dove aveva trascorso molti momenti dell'infanzia. Le colonne in stile dorico, dipinte di rosso, lo circondavano intervallate da fioccole che davano una luce soffusa per non smorzare l'incanto della Luna e delle stelle. Si voltó sentendo il suo passo familiare e poi la sua voce roca e profonda e lo guardó con rimprovero e rabbia mentre divorava velocemente i passi che li distanziavano. Otsubo era incredibilmente alto, non che lui fosse da meno, ma quello che colpiva era anche la sua stazza imponente... Aveva muscoli come ferro, forgiati dagli allenamenti,
    Occhi scuri e capelli bruni che si sposavano con la pelle olivastra tipica degli ispanici che poi, unita al suo aspetto autorevole e fiero, lo rendevano amato dalle donne... come Miyaji era amato dagli uomini per la sua bellezza andorgina. Tuttavia il suo aspetto massiccio non lo aveva mai intimorito e, come un fulmine, lo afferró dalla tunica stringendo la presa e fissandolo nello sguardo.

    << Dovrei calmarmi?? Razza di idiota! Non si vede uno sciocco come te dai tempi di quello stupido dell'imperatore Claudio! >> disse con voce alterata, non riusciva ad accettare la sete di conquista che quel ragazzo aveva. C'era bisogno di quegli spargimenti di sangue? Non potevano limitarsi ad avere dei rapporti civili con ogni popolazione? L'Impero poteva essere grande anche per quello, sarebbe stato un Impero globale se solo l'uomo
    Non avesse avuto questo desiderio di monopolizzare ogni cosa! E adesso il suo unico amico andava a farsi ammazzare...

    Ringhió.

    << Pensavi di partire di nuovo, mh? Di fare tutto di nascosto sperando che il messaggio giungesse tardi?! >> continuó, sfogandosi. Le labbra tremavano per l'irritazione e gli occhi brillavano per l'intensità con la quale pronunciava quelle parole... Non solo Adriano, ma adesso anche lui... Sembrava volessero tutti quanti uccidersi.
     
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  4. Elsa Maria
     
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    Rimase colpito: la sua bellezza non si smentiva mai. Irritato o meno sotto gli splendidi e invisibili raggi della Luna, Miyaji acquisiva un'altra bellezza. Si poteva dire che aveva due aspetti: al mattino il giallo del sole si rispoacchiava perfettamente nel dorato dei capelli e degli occhi, donandogli una lice ancor più brillante, superando l'intensità della stella stessa, tutto incorniciato dai lineamenti gentili, il completo opposto ai suoi estremamente più marcati, come anche la forma del viso, quella di Miyaji ovale, la sua quadrata. In quel momento, però, la bellezza dei Miyaji, la lucentezza dei suoi capelli, non erano valorizzati da una luce intensa, bensì da una più fievole e pura, di cui i raggi entravano nell'animo umano rasserenandolo; e questo era lo stesso ruolo di cui era investito Miyaji, di fatti alla sua vista, senza contare l'orribile espressione che aveva in quel momento, si era sentito più calmo, bensì il tono di voce, i passi e l'espressione gli avrebbero imposto almeno di fingersi spaventato, per ripagarlo almeno della preoccupazione.
    “Piano con gli insulti...” Sospirò non intenzionato a ribattere in un qualche modo, sapendo che era una guerra persa in partenza dato che per Miyaji lui stava per andare a morire, per lui inveve stava andando a combattere per la patria, e la prospettiva cambiava parecchio messa in que modo.
    “L'avresti comunque saputo, anche se un po' ci speravo. Comunque sappi che partirò, qualunque cosa tu mi dirai. Io voglio combattere per il nostro Impero!” Disse con un tono fiero, sostenendo perfettamente lo sguardo dell'altro con il suo convinto.
    Se leabbra tramavano era un brutto segno, era veramente arrabiato... Ma come già gli aveva detto lui sarebbe andato in guerra, non importava cosa avrebbe pensato poi Miyaji di lui... Era deciso a percorrere il suo destino.
     
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  5. Ahominhiccy
     
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    Lo ascoltó con attenzione mentre la rabbia non faceva altro che crescere. Quel disgraziato era fuori di testa. Possibile che non riuscisse a capire?

    Strinse le labbra con dissenso strattonandolo e portandolo al livello dei propri occhi infuocati dalla stizza.
    << Non voglio cercare di convincerti di nulla ma sei grande e grosso eppure non capisci! In nome di tutti gli Dei! È un miracolo se sei tornato tutto intero dalle Auxilia... Sai adesso cosa ti aspetterà? Traiano andrà contro i Parti nel giro di poco tempo e con lui ci sarà anche Adriano... Non bastano loro? Tu hai già dato e stai sicuro, non esisterá più un altro come il tuo Cesare... C'è solo un Cesare a Roma e dovresti smetterla di riempirti la testa delle manie di potere di quell'uomo. Sai come finiscono quelli che puntano al potere? Morti! Muoiono! >> urló con il rischio di svegliare tutta la casa.

    Parlava con il viso dell'altro proprio davanti al suo, a pochi centimetri mentre le unghie graffiavano la pelle al di sotto del tessuto della tunica da cui lo teneva. Non avrebbe permesso che anche lui finisse male. Gli avrebbe davvero messo le mani addosso questa volta, più lo fissava nello sguardo e meno trovava la ragione nello specchio della sua anima.
     
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  6. Elsa Maria
     
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    Prima era calmo, quello era la prospettiva: non reagire contro Miyaji per evitare di poterlo in un qualche modo rovinare, di subire soltanto... Ma non poteva, non dopo quelle parole non pesate, dette solo con la rabbia, con leggerezza.
    “Come pretendi di poter trovare la ragione con dei barbari? Hai presente che civiltà sono? Mi pare tu abbia letto i libri degli storici. Se Traiano e Adriano si mobilitano per affrontare questa civiltà che da secoli ci da preoccupazioni non vedo perché io non dovrei essere a loro fianco, come un cavaliere del mio rango dovrebbe, non è per il potere, ma per la patria! Anche Cesare si è mosso per questa e non vedo perché io non posso... So benissimo che esiste un solo Cesare a Roma e non ho bisogno di te che me lo ricordi, chiaro?” Il suo tono fu un crescendo di irritazione; sapeva benissimo che Miyaji avrebbe argomentato di tutto pur di farlo ‘ragionare’, sapeva anche che il primo tema che gli avrebbe proposto sarebbe stata la morte, ma mai pensava di poter sentire dalle sue labbra un discorso tipico del padre... Era così sbagliato avere come modello un così grande uomo?
    “Morirò se devo morire, e lo farò con onore!” Esclamò stringendogli con violenza il polso per levarlo da sé per allontanarlo. Lo guardò fon astio, come mai prima di allora, l'aveva ferito nell'orgoglio e non riusciva a mantenere la calma. Era un cavaliere e come tale avrebbe combattuto; Miyaji non aveva voce in capitolo.
     
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  7. Ahominhiccy
     
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    A quelle parole sentì il sangue andargli al cervello e bollire i suoi neuroni, rendendolo ancora più ardente per quella causa che non contava di perdere e che adesso sembrava sempre più irraggiungibile. Molti dei loro compagni di giochi erano morti in battaglia e non voleva prendere in considerazione quella fine anche per il suo più caro amico. Gemette spalancando gli occhi a quella violenza che gli stava facendo, lo guardó ferito: era capitato che suo padre gli desse degli schiaffi "educativi" ma mai avrebbe pensato che Otsubo potesse usare la sua forza contro di sé.

    Si strattonó guardandolo ferito: stava solo cercando di aiutarlo e lui osava guardarlo in quel modo. Sentì un tuffo al petto e ringhió osservandolo con astio.

    << Guarda la mia faccia. >> urló. << guardala. Ti sembra che io sia un ispanico? Guarda la mia faccia da barbaro, pensi che solo perché il mio sangue é sporco sia giusto uccidermi, considerarmi inferiore?! >> continuó mentre i suoi grandi occhi dorati, dal taglio unico e particolare, si riempivano di tristezza. Aveva sentito la madre parlare, ingiuriare contro di lui e dargli del bastardo. Era solo un barbaro, incivile e nemico dell'Impero.

    Abbassó lo sguardo strattonandosi ancora.

    << Lasciami. >> ordinó, deluso dall'altro << elimina quanti barbari ti pare, muori anche se ti va... Vai nell'Ade e non tornare mai più! >> sibiló
     
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  8. Elsa Maria
     
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    Lo lasciò, stringendo poi i pugni, dandogli di spalle, come a voler riflettere. Abbassò lo sguardo capendo di aver esagerato; ma come poteva pensarla diversamente? Era stato addestrato per difendere Roma, conquistare per Roma, morire per Roma. Il padre glielo ripeteva in continuazione citando anche il motto spartano: ‘o con lo scudo o sopra di esso’.
    “Non volevo offenderti, ma non cambierò idea. Se ci attaccano, se loto per primi si ribellano alle provincie, perché mai dovremmo contrastarli come nostri pari? Sono nemici e come tali devono essere contrastati.” Usò un tono pacato, non voltandosi, non volendo incrociare il suo sguardo.
    “Tu non sei un barbaro...” Mormorò poi. Poteva immaginare quale espressione avesse, quella che più odiava vhe pirtroppo non rare volte aveva visto: la tristezza. Quegli occhi fini, orientali, immersi nel vuoto, come se guardassero dentro di sé... Rivedendo i propri errorri.
    “Miyaji questo è il mio compito nella società, lo sai... Per quanto io tema di morire non posso voltare le spalle alla patria. Ti chiedo di comprendere la mia posizione.” Tornò a guardare l'amico, sperando con tutto se stesso che per un tale motivo la loro amicizia non sarebbe svanita.
     
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  9. Ahominhiccy
     
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    Si massaggió il polso dolente con le mani affusolate, stava già diventando rosso e lui non aveva alzato lo sguardo sull'altro tenendolo sui propri calzari e sulla tunica semplice e candida che lo avvolgeva con delicatezza naturale. Aveva davanti agli occhi le immagini di come venivano trattati i prigionieri di guerra, gli orientali che come animali esotici venivano esibiti per il piacere di quei nobili. Rabbrividì mentre i capelli andavano a coprirgli il viso.

    << Per te non lo sono, secondo il tuo ragionamento adesso dovrei stare ad aprire le gambe davanti a tutti quei porci amici di tuo padre e del mio. >> ringhió stringendosi nelle spalle, disgustato << non sai come mi guardano, quello che vorrebbero da me... Sono un bel pezzo da esposizione. Non mi toccano perchè hanno paura di Traiano. >> vomitó quelle parole con rabbia.

    Rimase in silenzio, cercando di calmarsi.

    << So che farai comunque come vorrai,
    Volevo solo cercare di evitare che finissi ammazzato in una via straniera. Continua pure a trattare i barbari come delle bestie ma ricorda che quando la Grecia si rifiutó di sottomettersi a Roma non venne trattata in modo tanto indegno. Cosa c'é di diverso tra un nemico come la Grecia e un Barbaro? Ragiona con il tuo cervello, per quanto ti sia impossibile a causa dei tuoi muscoli. >> terminó facendo per andarsene
     
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  10. Elsa Maria
     
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    Non riuscì a controbattere; purtroppo gli aveva risposto con la cruda realtà. Sapeva bene, troppo bene, quali erano le intenzioni di chi si avvicinava a Miyaji, alcuni dei suoi compagni gli avevano anche consigliato di farlo subito suo, di evitare tutta la storia dei grani amici... Peccato che lui non vedeva Miyaji in quel modo, anzi lui l'aveva inizialmente visto come la cosa più bella, per poi accorgersi che non era altro che carne da macello, la cui bocca veniva tenuta chiusa concedendogli ciò che voleva... Eccetto la libertà, ovviamente.
    “Non ricordarmi certe cose, te ne prego...” Gli disse addolorato, capendo che lui non aveva neanche il potere per proteggerlo. “E non è il mio raggionamento... Non amo uccidere, ma lo faccio se è necessario per la patria! Se Traiano mi ordina di farlo, come suo fedele cavaliere io eseguirò l'ordine senza battere ciglio. Non so perché i Parti sono trattati diversamente dai greci, non scelgo io il modo in cui condurre le guerre; Miyaji l'ultima cosa che desidero da te è il disprezzo nei miei confroti, tiprego non darmi le spalle!” Lo chiamò non volendo fermarlo, ma supplicandogli di farlo. In quel momento si stava sentendo in colpa per come gli aveva risposto, si stava pentendo di aver dato la conferma, questo perché non riusciva a vedere quell'espressione sul volto dell'amico. Un uomo di così debole carattere probabilmente non avrebbe resistito alla violenza di una vera guerra... Maledì quella sua indecisione, riprendendo la posizione: per la patria e avrebbe vinto. Sarebbe tornato vivo.
    “Non mi lascerò uccidere, farò di tutto per non permetterlo... E se accadrà vorrà direi che gli Dei l'hanno voluto.”
     
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  11. Ahominhiccy
     
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    Si fermó esitando per qualche secondo e si voltó incontrando il suo sguardo. Sapeva che la sua situazione non era gestibile da nessuno dei due eppure gli aveva appena addossato le colpe della propria esistenza. Si morse le labbra sospirando e scuotendo il capo. Gli accarezzó il viso reso ruvido dalla barba appena percettibile del ragazzo.

    << Hai ventuno anni, non sei sposato... Eppure le donne di questo paese sospirano alla tua vista: non buttare la tua vita, non morire... >> disse aspro guardandolo negli occhi con severità << di certo hai tutte le qualità del buon soldato, ma ricorda che per essere un patriota bisogna anche saperli dare e gestire gli ordini... É così che so diventa generale. >> commentó, rassegnato.

    << Non accetteró mai le tue scelte ma se la battaglia si fa pericolosa ... Tieniti il più vicino possibile ad Adriano, fatti conoscere e dì il mio nome ... Avrai più altre possibilità di sopravvivere >> gli consiglió, abbassando lo sguardo

    << Non morire o ti uccideró io >> ribadì duramente << non voglio più vederti fino a quando non ritornerai qui ad Italica >>
     
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  12. Elsa Maria
     
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    Si lasciò accarezzare, porgendogli anche la guancia ascoltando attentamente le sue parole, le uniche a cui avrebbe veramente dato retta se non provenienti dal proprio comandante. Tenne lo sguardo fisso in quello dell'altro volendogli far percepire che avrebbe eseguiti quegli ordini.
    “Non sbaglierò, fidati delle mie capacità non permetterò a nessuno di sconfiggere il nostro esercito... Non servirà che io vada da Adriano.” Gli disse con un tono tenuto basso, prendendogli la mano per poi baciarla stringendola forte.
    “Queste tue ultime parole muoveranno la mia forza nei momenti più critichi, tornerò qui, da te. È la mia promessa.” Era estremamente serio: vittoria o sconfitta la sua priorità era di tornare da Miyaji, poter rivedere quel volto e sentire i suoi discorsi che di solito erano sempre per criticarlo.
    “Tu mi aspetterai? Non lasciarti avvicinare da nessuno... Se nessuno ti si avvicina per paura di Traiano, ora che sarà lontano... Abbi cura di te.” Temeva che molti ne avrebbero approfittato, se Traiano e Adriano, ma anche lui mancavano... Era un uomo, vero, ma dannatamente fragile, sembrava quasi l'avessero allevato apposta per fargli ricoprire certi ruoli empi.
     
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  13. Ahominhiccy
     
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    Lo lasció fare, assottigliando lo sguardo mentre lui gli baciava la mano.

    << Non dire sciocchezze, staró bene... E tu invece ascoltami: se qualsiasi cosa accadrà rivolgiti ad Adriano, sarà a capo dei cavalieri con estrema certezza >> lo informó, portandosi una ciocca di capelli dietro il capo

    << Pensa piuttosto a divertirti prima di partire, prendi una donna e passa una notte avvolto in un dolce tepore >> disse con freddezza per poi lasciare la sua mano.

    Era incredibile che ancora non avesse avuto una ragazza, una fidanzata... forse non gli andavano vicine perchè spaventate da Kiyoshi, ad ogni modo l'imminente partenza do Taisuke lo faceva soffrire e la lontananza dei prossimi giorni era necessaria per digerire quella situazione.
     
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  14. Elsa Maria
     
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    “Chiarissimo: in caso di pericolo correre da Adriano; mi sento sinceramente sottovalutato, però...” Sospirò un po' scocciato. Sulle labbra dell'amico c'era sempre quel nome: Adriano; non gli era ancora chiaro quale rapporto unisse i due, ma sembrava piuttosto profondo dato che che Miyaji non faceva che parlare di lui. Quanto avrebbe voluto che dimenticasse quel nome per il suo.
    “Non mi interessa sinceramente, mio padre adora andare con le meretrici, ma io mi sono sempre limitato a pensare al mio dovere di soldato.” Gli sorrise, nascondendo in verità che preferiva di gran lunga gli schiavi che le prostitute... E Miyaji, ma non gliel'avrebbe mai confessato apertamente; non tentò nemmeno di riprendere la sua mano. Fino a che non si sarebbe dovuto sposare non sarebbe andato con altre donne, si era fissato questo obiettivo dato che non le gradiva particolarmente, così che si sarebbe concentrato solo su di lei, sperando di seppellire quei sentimenti per l'amico.
     
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